Carissimi bentrovati, qui è Fra Guglielmo che scrive.
So che padre Antonio vi ha introdotto nelle cappelle più antiche della Certosa e si è fermato proprio al momento di entrare nella cappella del Santissimo Rosario: vi guiderò io oggi alla sua scoperta.

Osservate il dipinto all’altare: riconoscerete forse la Vergine Maria con Gesù Bambino che porge il Rosario a San Domenico e Santa Rosellina. L’ha realizzato il pittore Giuseppe Maria Terreni alla fine del Settecento per volere del Priore Antonio Maggi, il monaco che allora era a capo della nostra Certosa.

Lo sapete cos’è il Rosario? È una specie di collana composta da tanti grani che serve per pregare la Madonna: ad ogni grano corrisponde un’Ave Maria, la più famosa delle preghiere alla Madonna. Anch’io porto sempre una corona del rosario con me per pregare!
Oggi, mentre ero nei campi a zappare, ne ho dette tante di Ave Marie… Avevo un forte dolore alla schiena, e pregavo la Madonna perché mi desse la forza per completare il mio lavoro.

Meno male che ogni settimana noi fratelli conversi facciamo un lavoro diverso: tutti i lunedì, infatti, ci riuniamo proprio in questa cappella per ascoltare il padre procuratore che ci affida nuovi incarichi per tutta la settimana. Spero tanto che al prossimo turno mi capiti qualcosa di meno gravoso, per esempio cucinare o lavare i panni…
Certo nessuna di queste mansioni è una passeggiata, ma di sicuro è meglio che zappare sotto il sole nei campi, con la schiena malandata che mi ritrovo!
Quando verrete a visitare la Certosa, e in particolare questa cappella, potrete vedere con i vostri occhi il luogo da cui il padre Procuratore dà le indicazioni ai fratelli conversi. Si chiama pulpito ed è una specie di balaustra di legno che il procuratore apre per entrarvi e da cui si rivolge a noi conversi che trepidanti aspettiamo di sapere quale sarà la nostra occupazione per tutta la settimana a venire.

Mentre aspettiamo, seduti sulle panche appoggiate alle pareti, fissiamo il bel pavimento in marmo bianco, grigio e nero, realizzato da uno scalpellino di Carrara, Pompeo Franchi, sempre alla fine del Settecento.
C’è da rimanere a bocca aperta! Io ci vedo tante scatole a forma di parallelepipedo, composte da mattonelle grigie a forma di parallelogramma e mattonelline nere a forma di quadrato e poi tanti ottagoni di marmo bianco. A volte mi faccio distrarre così tanto da queste geometrie, che quando mi chiama il padre procuratore per assegnarmi l’incarico, casco dalle nuvole!
Se volete provare a immaginare di essere qui nella cappella insieme a noi, provate ad andare a questo link.

Che ve ne pare? Ci sono molti altri pavimenti costruiti in maniera geometrica e se vi piace l’argomento vi lascio a Padre Bruno che saprà approfondirlo proponendovi anche un piccolo gioco.
Adesso è giunto il momento di tornare alle mie occupazioni. Pensatemi il prossimo lunedì, dite anche voi una preghierina per frate Guglielmo, ve ne sarò infinitamente grato!
Pace e bene a tutti voi!
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